37.
Il comandante Oliver Collins batté la nocca contro il barometro del ponte e socchiuse gli occhi per vedere l'ago, appena visibile nella luce che proveniva da terra. Poi imprecò fra sé nel vedere che preannunciava bel tempo. Se ci fosse stata una tempesta, pensava, la nave non avrebbe potuto lasciare il porto. Il comandante Collins era un ottimo marinaio, ma un pessimo giudice della natura umana.
Suleiman Aziz Ammar avrebbe ordinato al Lady Flamborough di prendere il largo anche durante un uragano con i venti a novanta nodi.
Stava seduto al posto di comando dietro le finestre, della plancia e si asciugava il sudore che gli colava dal mento al collo.
La maschera era una tortura nel clima umido, e lo erano anche i guanti che non si toglieva mai. Ma sopportava stoicamente quei disagi. Se il dirottamento fosse fallito e lui fosse riuscito a fuggire, i servizi segreti internazionali non avrebbero potuto identificarlo grazie alle testimonianze e alle impronte digitali.
Uno dei suoi uomini aveva preso il timone e lo guardava con aria d'attesa nella sala comando oscurata. Altri due sorvegliavano le porte, con le armi puntate contro Collins e il primo ufficiale Finney, che era accanto al timoniere di Ammar.
Era salita la marea che aveva fatto girare la nave all'ancora fino a che la prua s'era puntata verso l'imboccatura del porto. Ammar scrutò per l'ultima volta l'area dei moli con il binocolo, quindi fece a Finney un cenno con la mano mentre parlava in una radio portatile.
«Via», ordinò. «Si parte.»
Finney, con la faccia contratta per la collera, lanciò un'occhiata implorante a Collins, in cerca d'una reazione di sfida. Ma il comandante alzò le spalle rassegnato, e il primo ufficiale impartì l'ordine di salpare l'ancora.
Due minuti più tardi l'ancora, che grondava sedimenti del fondale, emerse dall'acqua nera e fu issata contro la cubia. Il timoniere stava accanto alla ruota, ma non la toccava. Nelle navi moderne si ricorre ai comandi manuali quasi esclusivamente durante il maltempo o quando si è agli ordini di un pilota per entrare e uscire dal porto. Era Finney che guidava la nave e regolava la velocità da un quadro collegato per mezzo di fibre ottiche al sistema di controllo automatizzato. E intanto teneva d'occhio lo schermo radar.
Quando la nave era uscita dal porto, il timone veniva collegato all'automatico e il fatto di comunicare al primo ufficiale di macchina «avanti adagio» per mezzo del telegrafo del ponte di comando era ormai diventato più una tradizione che una necessità.
Il Lady Flamborough si mosse come un fantasma nell'oscurità, appena visibile per contrasto quando nascondeva le luci della riva. Passò attraverso il porto affollato senza che nessuno lo notasse. I motori diesel sussurravano sommessamente mentre le grandi eliche di bronzo azzannavano l'acqua.
Come uno spettro che si muove a tentoni tra le tombe di un cimitero, girò intorno alle altre navi all'ancora e si immise nello stretto canale che comunicava con il mare aperto.
Ammar prese il telefono della plancia e chiamò la sala comunicazioni.
« Niente?» chiese.
«Niente, per ora», rispose il suo uomo che sorvegliava le frequenze radio delle motovedette uruguaiane.
«Trasmetti ogni eventuale comunicazione agli altoparlanti della plancia.»
«Affermativo.»
«Un'imbarcazione ci taglia la strada», annunciò Finney. «Dobbiamo lasciarla passare.»
Ammar puntò la canna della pistola automatica contro la nuca di Finney. «Mantenga la rotta e la velocità.»
«Siamo su una rotta di collisione», protestò Finney. «La nave ha le luci spente. Non possono vederci.»
Per tutta risposta, Ammar accentuò la pressione.
Adesso si vedeva chiaramente l'imbarcazione che si avvicinava. Era un lussuoso motor-yacht, lungo quaranta metri e largo al massimo otto. Era molto bello ed elegante, e sfolgorava di luci. A bordo c'era una festa, e gli invitati conversavano o ballavano sui ponti. Collins, che la stava guardando, rimase allibito nel vedere che l'antenna radar non era in funzione.
«Suonate la sirena», implorò. «Avvertiteli finché hanno ancora la possibilità di spostarsi.»
Ammar non gli badò.
I secondi trascorsero in una nube di paura fino a che la collisione divenne inevitabile. La gente che si divertiva sullo yacht e l'uomo che stava al timone non s'erano accorti del mostro d'acciaio che si stava avventando su di loro nell'oscurità.
«È disumano!» gemette Collins. «Disumano!»
Il Lady Flamborough cozzò con la prua contro la fiancata di dritta del grosso yacht. Non vi furono sobbalzi, né stridori di metallo contro il metallo. Gli uomini nella plancia della nave da crociera sentirono solo un leggero tremore mentre la prua, alta come un palazzo di quattro piani, spingeva l'imbarcazione più piccola sott'acqua prima di tranciare in due lo scafo.
La distruzione fu devastante, come se un maglio avesse schiacciato un giocattolo.
Collins stringeva i pugni sul parapetto mentre assisteva inorridito al disastro. Sentì le urla di terrore delle donne quando le sezioni di prua e di poppa dello yacht strusciarono contro le fiancate del Lady Flamborough prima di affondare a meno di cinquanta metri. La superficie scura dell'acqua, nella scia della nave da crociera, era costellata di rottami e di cadaveri.
Alcuni passeggeri erano stati scagliati via e stavano cercando di allontanarsi a nuoto mentre i feriti si aggrappavano a tutto ciò che poteva servire per tenerli a galla. Poi furono tutti inghiottiti nella notte.
L'amarezza e la rabbia salirono alla gola di Finney. «Bastardo assassino!» sibilò rivolgendosi ad Ammar.
«Soltanto Allah conosce l'imprevisto», disse Ammar, con indifferenza. E allontanò la pistola automatica dalla nuca di Finney. «Appena avremo superato il canale, punti su uno-cinque-cinque gradi magnetici e innesti il pilota automatico.»
Con il volto cinereo sotto l'abbronzatura tropicale, Collins si girò verso Ammar. «In nome di Dio, chiami alla radio il servizio soccorso uruguaiano e gli dia una possibilità di salvare quei poveretti.»
«Niente comunicazioni.»
«Non è necessario far sapere chi ha dato l'allarme.»
Ammar scosse la testa. «Meno di un'ora dopo che le autorità locali saranno state informate dell'incidente, i servizi di sicurezza incominceranno un'indagine. Scopriranno la nostra assenza e ci inseguiranno. Mi dispiace, ma ogni miglio nautico che mettiamo fra noi e Punta del Este può essere decisivo. La risposta è no.»
Collins lo fissò negli occhi senza parlare mentre cercava disperatamente di orientarsi. Poi disse: «Che prezzo dovrà essere pagato prima che lasciate la mia nave?»
«Se lei e l'equipaggio faranno ciò che ordino, non succederà niente di male.»
«E i passeggeri? I presidenti De Lorenzo e Hasan e i loro seguiti? Che intenzioni ha verso di loro?»
«Alla fine saranno liberati dietro pagamento di un riscatto. Ma per le prossime dieci ore dovranno sporcarsi tutti le mani.»
Collins aveva in bocca un sapore di bile, ma la sua voce rimase impassibile.
«Non ha alcuna intenzione di tenerli in ostaggio per farsi pagare un riscatto.»
«È un lettore del pensiero, per caso?» chiese Ammar con interesse distaccato.
«Non occorre un antropologo per capire che i suoi uomini sono del Medio Oriente. Secondo me, ha intenzione di assassinare gli egiziani.»
Ammar sorrise. «È Allah che decide il destino degli uomini. Io mi limito a eseguire le istruzioni.»
«Le istruzioni di chi?»
Prima che Ammar potesse rispondere, una voce uscì dagli altoparlanti.
«Rendez-vous approssimativamente a zero due-trenta, comandante.»
Ammar diede il ricevuto con la trasmittente portatile. Poi guardò Collins.
«Non ho più tempo per le conversazioni, comandante. Abbiamo parecchio da fare prima che venga giorno.»
«Che piani ha per la mia nave?» chiese Collins. «Mi deve una risposta a questa domanda.»
«Sì, certo», mormorò automaticamente Ammar. Stava già pensando ad altro.
«Domani sera a quest'ora le agenzie d'informazione internazionale comunicheranno che il Lady Flamborough è disperso, presumibilmente sepolto con tutti i passeggeri e l'equipaggio in duecento braccia d'acqua.»